16 novembre 2011

La scienza della scrittura scientifica

'The Microscope Book' photo (c) 2005, Orin Zebest - license: http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/
Nel corso di Isabella Blum sulla gestione dei tecnicismi nel linguaggio scientifico che sto seguendo, la docente ci ha indicato un interessante articolo intitolato "The science of scientific writing" e scritto da G.D. Gopen e J.A Swan, professori universitari in prestigiose università americane (l'articolo è apparso su American Scientist (Nov-dic 1990), Vol. 78, pp. 550-558).
L'articolo è molto interessante e mette in luce alcuni punti che vorrei commentare con voi:

- Concetti complessi non significa necessariamente scrittura complessa. Se un concetto è complesso non è detto che chi lo spiega debba rendere ancora più oscuro il significato al lettore con l'uso di una scrittura ostica e complicata. E' possibile comunicare un concetto difficile con parole semplici. Questo è, secondo me, il punto fondamentale che distingue un bravo professore/scrittore/divulgatore: deve essere in grado di rendere fruibile a chi è "ignorante" un concetto difficile. E un linguaggio semplice è il primo strumento che ha a disposizione.

- Un discorso scientifico implica una comunicazione dei concetti, non una semplice presentazione oggettiva. Questo vuol dire che il fattore principale è che il lettore capisca il testo.

- In un testo scientifico vi sono, necessariamente, dei termini difficili. L'importante però è che il testo sia facile da leggere e che quindi, siano assenti o presenti in bassa quantità termini tecnici non necessari (parole difficili, gergo specialistico, ecc.).

- Affinché il lettore capisca, chi scrive - o chi traduce - deve mettere le parti del testo nelle posizioni in cui il lettore si aspetta (verbo dopo soggetto, informazioni di base/di sfondo prima delle informazioni nuove dettagliate, ecc.). In caso contrario, il lettore si concentra sulla struttura del testo e non comprende l'argomento e cosa viene veicolato dal testo stesso.

Cosa c'entra il traduttore? Il traduttore può contribuire a rendere il testo più semplice e fruibile utilizzando un linguaggio semplice e corretto, evitando tecnicismi collaterali non necessari, strutturando le frasi in modo lineare, senza troppe subordinazioni, il tutto tenendo sempre in mente le necessità del lettore (a mio avviso anche in quei testi in cui il traduttore non ha molti margini di intervento, penso a testi "codificati" come foglietti illustrativi).

Sempre rimanendo in argomento, nel blog "Il mestiere di scrivere" l'autrice riporta alcuni punti di una Guida alla redazione dei testi amministrativi redatta in collaborazione con il CNR.
Vorrei riportare questa parte di testo, che mi pare riprenda in parte gli stessi concetti dell'articolo di Gopen e Swan, anche se applicati ad un altro settore difficile, quello degli atti amministrativi.

"Un testo è chiaro se i suoi contenuti informativi sono ben riconoscibili
e interpretabili da parte del destinatario e se la loro concatenazione
logica rispetta uno sviluppo coerente e graduale rispetto alle conoscenze
pregresse del destinatario e alle sue aspettative di conoscenza dell’argomento
trattato.
Un testo è preciso se le parole usate e le connessioni logiche tra
le frasi risultano univoche ed esplicite. La vaghezza e l’ambiguità lessicali,
infatti, favoriscono incertezze nell’interpretazione del testo, e
connettivi frasali troppo lunghi, arcaici o involuti ne rallentano la
comprensione.

Un testo è coerente dal punto di vista linguistico se permette di riconoscere
senza equivoci quando ci si riferisce a uno stesso argomento e se
permette anche di seguirne lo sviluppo logico.
Un testo è semplice se dà la preferenza a parole conosciute dalla maggior
parte dei cittadini o se riesce a parafrasare o a spiegare con sinonimi
o esempi gli inevitabili tecnicismi, e se organizza i periodi in modo lineare
con poche subordinate e con un uso adeguato della punteggiatura.
Un testo è economico se contiene tutto quello che è necessario e solo
quello che è adeguato allo sviluppo del suo contenuto. In particolare, un
testo ben costruito è privo di ridondanze, cioè parole e frasi che ripropongono
inutilmente concetti già espressi.
I principi di chiarezza, precisione, coerenza, semplicità ed economia
possono, in singoli contesti, entrare in conflitto tra loro. Si tratta di trovare,
di volta in volta, il punto di equilibrio tra questi principi."


Il post completo è: http://mestierediscrivere.splinder.com/post/24126104/29-regole-cristalline

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